Igor Sechin, Presidente e CEO Rosneft
“Sinergia Eurasiatica”
V Forum Eurasiatico, Verona, 20 ottobre 2016
Negli ultimi anni il Forum di Verona è diventato una piattaforma importante, prima di tutto per discutere i problemi della cooperazione economica e politica regionale, in Europa e Asia, in tutto il nostro continente.
Vorrei sottolineare in particolare il ruolo dell’Italia che durante secoli ha grandemente favorito la formazione dell’identità europea. Allo stesso tempo era una delle più attive nazioni commercianti, che capiva profondamente l’importanza del dialogo, il ruolo degli imprenditori e della cooperazione mutualmente vantaggiosa. In questo contesto vorrei ringraziare rispettuosamente il sindaco di Verona Flavio Tosi per l’ospitalità e per il suo contributo allo sviluppo del Forum.
La Russia, grazie alla sua posizione georgafica unica e le sue risorse, è stata designata dalla natura stessa ad essere un punto di collegamento, una specie di ponte tra l’Europa e l’Asia. In gran parte, sopratutto nella parte occidentale e centrale dell’Eurasia, è stata creata un’infrastruttura transcontinentale che include oleodotti e gasdotti, ferrovie, strade. Ora questo processo apre un secondo respiro: l’infrastruttura si sviluppa all’Est e al Sud permettendo di allacciare le economie di queste regioni in rapido sviluppo. Nel quadro energetico questa infrastruttura in gran parte si fonda sul fatto che la Russia è un fornitore di risorse energetiche stabile e a lungo termine sui mercati dell’Europa e dell’Asia.
La domanda per questo tipo di ponte energetico da parte del mercato europeo e asiatico è evidente. Basta guardare ai risultati dell’azione dei meccanismi di mercato negli ultimi decenni. In 25 anni, dal 1990 le forniture del petrolio russo in Europa sono aumentate di 1,5 volte arrivando nel 2015 a 150 milioni di tonnellate. Le forniture di prodotti petroliferi in questo periodo sono aumentate del 60%, raggiungendo 55 milioni di tonnellate. Oggi il petrolio russo assicura circa il 30% dell’importazione europea, i prodotti petroliferi – il 43%. La Russia rimane il fornitore principale di gas in Europa, assicurando più del 30% della sua domanda. Questi vincoli sono in gran parte formati.
La rapida crescita dei mercati energetici asiatici è un nuovo fattore importante. La Russia sviluppa in priorità le risorse e le infrastrutture del suo Oriente nella funzione di ponte energetico verso l’Asia. Basta tenere presente che le forniture del petrolio russo a questi Paesi è aumentata dal 2000 di 40 volte. Oggi le imprese russe sono attive sui mercati della Cina, India, Giappone, Indonesia, Vietnam e molti altri Paesi. Gli investitori asiatici sono diventati di fatto i più importanti nell’industria russa del petrolio e del gas.
Lavorando con i partner russi su tutto lo spazio dell’Eurasia vediamo una varietà di opportunità per il business europeo. Direi di più, lo sviluppo attivo dei nostri contatti nella regione Asia-Pacifico non crea concorrenza, anzi, apre delle nuove possibilità per i nostri rispettabili colleghi europei. Sono nuovi progetti, possibilità di operazioni swap nelle forniture di greggio, forniture di impianti, partecipazione comune a dei progetti di produzione e logistica, investimenti di portafoglio, finanziamenti bancari. Secondo le nostre stime, solo Rosneft potrebbe proporre ai partner europei dei progetti per più di 100 miliardi di dollari nell’ambito dello sviluppo dei ponti energetici Russia-Europa e Russia-Regione Asia-Pacifico.
Malgrado la volatilità dei prezzi e lo squilibrio rimanente sul mercato petrolifero, da un punto di vista fondamentale i mercati energetici dimostrano uno sviluppo sostenibile. La domanda e l’offerta delle risorse energetiche principali continuano ad aumentare insieme alla crescita globale.
Nel medio termine rimangono le tendenze attuali del cambiamento della struttura della produzione energetica, della dinamica della capacità energetica del PIL mondiale e del consumo di energia pro capite. Senza dubbio, tra 25-30 anni l’umanità non raggiungerà il predetto picco del consumo di energia. Praticamente tutti i pronostici, incluso i calcoli di Rosneft, dimostrano una crescita, all’orizzionte del 2040, del consumo di petrolio di non meno di 15 milioni di barili al giorno. Sottraiamo da questa cifra l’aspettativa di produzione aggiunta dello shale oil, in una visione ottimistica, di 6-8 milioni di barrili al giorno. Aggiungiamo la diminuzione naturale del 5-7% della produzione nei giacimenti maturi, che sarebbe di più di 30 milioni di barili al giorno. Risultato: possiamo avere una domanda supplementare di produzione di non meno di 40 milioni di barili al giorno. In questa prospettiva, per rispondere alla domanda di energia, l’economia mondiale dovrebbe trovare la possibilità di produrre del petrolio supplementare in volumi che superano di 4 volte la produzione presente dell’Arabia Saudita.
Vorrei segnalare qualche elemento addizionale riguardo all’offerta di petrolio. Nel 2015 il deficit dei conti pubblici dell’Arabia Saudita era del 15% del suo PIL, è il livello massimo raggiunto dal 1987. Malgrado il consolidamento fiscale, nel 2016 il deficit sarà del 10-12% del PIL. Questo livello non fornisce sostenibilità anche
all’orizzonte di 5 anni. L’Arabia Saudita dovrebbe o limitare drasticamente le spese, anzitutto tagliando l’occupazione, o aumentare gli introiti petroliferi. Questo ha contribuito ultimamente a cambiare le posizioni di questo Paese, passando dalla lotta per l’allargamento della quota di mercato alla ricerca di alleati in vista di stabilizzare i prezzi sul mercato.
Molto significativo è lo sviluppo che osserviamo sul secondo grande teatro di azione, negli Stati Uniti. Una riorganizzazione su larga scala è stata effettuata in tutti gli aspetti chiave: passaggio alla produzione sui giacimenti petrogasiferi più promettenti, innovazioni tecnologiche, riduzione drastiche di margini di tutti gli operatori del settore, introduzione e uso attivo di nuovi strumenti finanziari. Dopo l’arrivo del prezzo del WTI al livello di $45 al barile abbiamo visto una stabilizzazione della produzione e anche una piccola crescita. Per il momento, non sono importanti e persistenti. Lo sviluppo ulteriore dipenderà dalla dinamica e dalla stabilità dei prezzi. Lo shale oil ha delle buone possibilità di passare ad una fase di crescita moderata, ma non si aspetta una dinamica esplosiva, come era stato nel 2013-2014. In gran parte resterà un fenomeno regionale, ma darà un contributo all’equilibrio sul più importante mercato del petrolio e dei prodotti petroliferi, quello degli Stati Uniti.
Nel prossimo anno e mezzo dovremmo vedere la fine del periodo dell’eccesso dell’offerta e l’inizio della normalizzazione della situazione delle riserve commerciali di petrolio e di prodotti petroliferi. In questo periodo, malgrado un parziale ristabilimento della produzione dell shale oil negli USA, il livello totale della produzione americana dovrebbe restare al disotto dei massimi del 2015. Il prezzo del petrolio supererà i $55 al barile. Resterà basso il livello di investimenti in progetti importanti e difficili, inanzitutto in quelli dei majors, perchè l’economia di questi progetti esige dei prezzi più stabili e alti.
Secondo le nostre stime, l’Europa, nei 15 anni a venire diminuirà il consumo di energia del 5%. In Asia, il consumo di energia aumenterà in questo periodo non meno del 40%.
Sul continente sono presenti le due principali regioni petrolifere del mondo, il Medio Oriente e la Russia, ma anche i Paesi del Caspio, le risorse del Mare del Nord, per questo l’Eurasia è vicina all’equilibrio dell’offerta e della domanda. Penso che in futuro, riunendo gli sforzi saremo in grado di coprire la crescita della domanda di petrolio in Eurasia.
Le possibilità per ottenerlo si trovano nelle nostre mani. Il contributo da parte della domanda, può consistere nell’aumento dell’efficienza energetica, da parte dell’offerta, nello sviluppo di progetti comuni nella produzione, nell’infrastruttura e nell’efficienza della lavorazione. I nuovi progetti sulla piattaforma continentale Artica, nella parte Settentrionale della Siberia Occidentale, nei Paesi del Caspio, lo svipuppo dell’infrastruttura per le forniture energetiche, incluso le tubature, potrebbero attenuare il deficit e garantire la sicurezza energetica nel continente per decenni. Se questo sarà richiesto dal mercato e verranno create le condizioni tecnologiche e economiche, la Russia potrà in futuro aumentare considerevolmente la produzione di petrolio, secondo stime, fino a 200 milioni di tonnellate supplementari verso il 2045.
Nello spazio dell’Eurasia esistono le condizioni oggettive per la ricostituzione dell’unità economica del continente. Si può arrivare a questo fine solo basandosi sull’integrazione dei flussi di trasporto, dell’energia, delle materie prime energetiche e delle tecnologie.
Crediamo che il proseguimento della collaborazione e la costruzione di legami rafforzeranno l’integrazione eurasiatica e daranno un contributo allo sviluppo, economicamente opportuno, dell’interazione e dell’unione.
I progetti di interazione deveno essere concorrenziali dal punto di vista globale, questo entra nei nostri compiti in quanto compagnia che li formula. Anche la scelta dei partner fondamentali, il coordinamento delle condizioni della loro partecipazione, deve essere fatta su basi concorrenziali, dipendendo dal punto fino al quale sarebbero pronti ad arrivare i partner potenziali e dal contributo che possono proporre al lavoro svolto in comune.
Nella sua attività Rosneft e la Russia seguono i principi dello sviluppo sostenibile dell’Eurasia, che includono la presa in considerazione degli interessi delle parti, la connessione dei trasporti, il partenariato nei rapporti, la trasparenza delle frontiere per il capitale, tecnologie e idee per il business. Qualche mese fa il Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha formulato lo scopo del partenariato eurasiatico sulla base di un largo profilo integrazionale. Il Presidente ha sottolineato in modo particolare che il progetto della Grande Eurasia è, indubbiamente, aperto ai partner Europei. Oggi Rosneft sta mettendo in pratica, in modo attivo, il programma formulato dal Presidente della Federazione Russa.
Appreziamo che un approccio simile dei nostri partner Italiani si fonda non solo sul pragmatismo, ma su una profonda analisi dei problemi. Vorrei ricordare le parole del Premier Renzi, secondo il quale “l’economia può lavorare basandosi sulla logica dell’apertura, non della chiusura”. Sono contento che possiamo lavorare insieme, condividendo le stesse idee sullo sviluppo dell’economia nello spazio dell’Eurasia.